DALLA NFL AD ANCONA, NIC HARRIS E’ IL PRIMO “PRO” A GIOCARE PER I GLS DOLPHINS ANCONA

Mai prima d’ora un giocatore con esperienza tra i professionisti della NFL era venuto ad Ancona per giocare nei GLS Dolphins. In passato ci furono casi “similari”, ad esempio giocatori usciti dal college che vennero a giocare nel campionato italiano per poi trovare un’occasione tra i professionisti, come Sean Russell, che dopo un anno ad Ancona giocò alcuni anni tra i pro con i Green Bay Packers e i Los Angeles Raiders, oppure come Steven Boadway che giocò tra i pro con i Detroit Lions, ma fu chiamato in occasione dello sciopero degli anni ’80.
Il primo ad aver fatto il percorso dalla NFL ad Ancona è Nicholas C Harris: 28 anni, alto 1,88 mt. x 105 kg., “Nic” è nato ad Alexandria in Lousiana, ed è un atleta di livello eccezionale, con una storia altrettanto eccezionale alle spalle. Si è formato alla Alexandria Senior High School e ha giocato al college per i prestigiosi Oklahoma Sooners, in Div. 1 FBS, dove ha disputato anche il BCS Bowl, la finalissima del campionato NCAA, intercettando in finale il “quarterback di Dio”, l’osannato Tim Tebow.
Dopo la carriera universitaria è stato scelto al Draft della NFL dai Buffalo Bills, dove ha disputato 15 partite e l’anno dopo è passato ai Carolina Panthers, 15 presenze anche con loro. Harris è un giocatore estremamente polivalente, inizialmente schierato come free safety al college, è stato poi spostato al ruolo di outside linebacker, nel quale ha giocato i suoi anni da professionista.
Impressionanti le sue statistiche: con gli Oklahoma Sooners Nic ha collezionato ben 51 presenze, 233 placcaggi, 20 placcaggi con perdita di yards avversarie, 6,5 sack ai danni del quarterback avversario, 21 palloni deflettati, 7 intercetti, 6 fumble causati all’attacco avversario. Numeri che gli sono valsi la scelta al 5° giro del draft NFL. Tra i professionisti Harris ha giocato in tutto 30 partite, collezionando 67 placcaggi e 1,5 sack.
Un giocatore forte, veloce, poliedrico, in grado sia di colpire vicino alla linea di scrimmage sia di proteggere il campo nelle zone più profonde. Sbarcato da pochi giorni ad Ancona, Nic oltre a giocatore in campo sarà anche allenatore fuori dal campo, collaborando con il coach Daniel Levy nella gestione della difesa: “Mi piacciono le difese aggressive, che mettono pressione agli attacchi avversari e non gli permettono di ragionare più di tanto. Quindi vogliamo crescere come Dolphins in velocità, intensità e aggressività. Vogliamo una difesa che colpisca sempre con tutti gli uomini a disposizione in ogni parte del campo. Non stravolgeremo il sistema e le formazioni usate finora, ma vogliamo che i giocatori, gli interpreti del sistema, crescano ancora di più come atleti e come uomini”.
Che differenza vedi tra il football che hai vissuto negli USA e il football italiano?
“Solo i soldi. Non vedo altra differenza in campo. Il football non è uno sport per tutti. E’ duro, massacrante, impegnativo, ma da soddisfazioni uniche che nessun altro sport può dare. Concepisco una maniera sola di giocare a football: in modo professionale, anche se non si viene pagati. Vuol dire non mancare mai ad un allenamento, vuol dire studiare gli schemi, vuol dire allenare il fisico in palestra, alla fin fine vuol dire tirare fuori gli attributi quando le cose si fanno difficili”.
Al di là dell’aspetto tecnico / atletico, Nic ha alle spalle una storia personale che tocca il cuore. Negli USA gli è stato dedicato da David Givens un testo intitolato “Unsung Hero”, che racconta gli inizi difficili e il cammino personale di Nic: “Se pensate che “The Blind Side” (il film sul football che è valso a Sandra Bullock un premio Oscar, ndr) era un buon film, è ancora poco per quello che ho passato”, afferma il veterano della NFL. Effettivamente Nic nasce da genitori adolescenti che lo abbandonano quando aveva appena 3 mesi, per cui verrà sballottato in giro come un pallone per gli anni successivi della sua vita. Viene dato principalmente ai nonni, ma non senza diverse fermate con notti da parenti vari, amici o allenatori occasionali; il tutto per evitare l’affidamento coatto. E’ una forma di abbandono poco considerata. “Molti pensano che se si ha un tetto sopra la testa, allora va tutto bene. Ma la realtà è che finchè non hai una casa e una vita stabile, la tua vita è una lotta continua. In fin dei conti, l’esperienza mi ha aiutato ad aver a che fare con la vita. Dovendo crescere molto presto, mi sono confrontato con cose che la maggior parte delle persone non sarebbero in grado di gestire” dice Nic, riflettendo sui tempi duri del passato. In realtà, ha superato la situazione a casa fino a diplomarsi tra i migliori del suo liceo, con la media dell’8. Inoltre, il suo valore in campo gli è valso ben 59 borse di studio offerte dalle migliori università di prima divisione.
Nic ha scelto di giocare per l’Università di Oklahoma, tra le diverse offerte ricevute. L’Università ha portato nuove sfide e, diventato membro dei Sooners, gli fu chiesto di cambiare ruolo, da safety a nickle back, tutto per soddisfare quello che la squadra aveva bisogno. Per molti è un grosso problema, ma per Harris fu una piccola cosa. Non si trattava di lui; si trattava della squadra. Nic aveva imparato quella lezione di vita da piccolo. La stessa spinta usata per cambiare in campo, Nic l’ha usata per cambiare fuori dal campo. Impegnandosi nello studio in aula, che lo aiuta a scoprire e canalizzare molte energie fuori dal campo in attività di volontariato. Non è una sorpresa che Nic divenne il primo “Homecoming King” nero della storia centenaria di Oklahoma University. Oltre a questo arriva la laurea in Fisioterapia con specializzazione in Kinesiologia e ulteriori specializzazioni in Sociologia e Studi Africani Americani.
Le promesse fatte sul campo da football si concretizzano con il successivo Draft della NFL, il tutto in meno di 3 anni e mezzo. Non male per un ragazzo che pochi anni prima veniva passato in giro di mano in mano come un pallone da football. Dopo che Nic è stato scelto al quinto giro del Draft dai Buffalo Bills, ancora una volta cambia la sua posizione, questa volta da nickel back a linebacker esterno. Dopo una stagione produttiva, Buffalo decide di liberarlo per un infortunio. Si fanno avanti i Carolina Panthers, che lo accolgono per la stagione successiva. Anche con la gioia di essere in un’altra squadra, Nic si è concentrato sugli sviluppi più importanti della sua vita.
In onore di sua nonna, Hattie V. Harris, Nic ha fondato la Team Nic Foundation.”Mia nonna è l’architetto del mio successo. Purtroppo, è morta nel 2005. Ho creato la fondazione in suo onore”. La Team Nic Foundation è un programma orientato verso i giovani svantaggiati o che hanno situazioni di vita difficili; molto simili a quello che Nic ha affrontato quando stava crescendo. Non più bambini spostati di qua e di là come palloni da football. La fondazione promuove l’importanza della salute e dell’istruzione. Ogni anno ospita nella sua città natale di Alexandria altri giocatori NFL e relatori per motivare i giovani che frequentano il suo Camp, spronandoli a essere la persona migliore possibile fuori dal campo, prima ancora di eccellere sul campo. E se ciò non bastasse, è anche un oratore motivazionale. Principalmente parla ai bambini nelle scuole elementari, medie e licei. Il suo messaggio ai giovani di oggi è molto chiaro: “Alla fine della giornata c’è sempre la luce in fondo al tunnel. Dipende solo da quanto lontano puoi vedere. Non importa quanto è buio e quanto le cose possano sembrare cupe, bisogna capire che si deve continuare a spingere sempre. Non sai mai quanto sei vicino alla svolta”.
Il prossimo appuntamento alla scoperta della prossima stagione IFL 2015 alle porte sarà con coach Daniel Levy, per finire con le novità della rosa sul fronte dei giocatori italiani.

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