Fins Up Camp 2. Ci siamo.
Partirà oggi pomeriggio e si protrarrà fino al 6 settembre l’evento organizzato dai GLS Dolphins Ancona che avrà luogo a San Cassiano e di cui vi stiamo raccontando da giorni.
Una quattro giorni per imparare ai ragazzi il football e cosa significhi fare squadra, in un ambiente naturale e suggestivo circondato da tutto quel bello che la provincia anconetana può offrire.
Spazio oggi a chi ospita l’evento, Michele Marinangeli, presidente della cooperativa sociale che gestisce la tenuta e l’abbazia benedettina le cui strutture faranno da base pe il camp.
Salve Marinangli e grazie per aver messo a disposizione la vostra splendida struttura per questa iniziativa a cui i Dolphins tengono particolarmente.«Buongiorno. E’ un piacere ed un onore ospitare una simile iniziativa».
Come è nato il tutto?«Sono stato contattato mesi fa da Paolo Belvederesi che mi ha immediatamente ed esaustivamente spiegato per filo e per segno cosa è il Fins Up Camp, cosa gli serviva, cosa è il football americano, lo spirito che regola questo sport eccetera. L’accordo è stato trovato con il piacere e la soddisfazione di entrambi. Anche perché, e Paolo non poteva saperlo, ho giocato pure io a football americano molti anni fa».
Conoscevate già, quindi, la franchigia dei Dolphins Ancona«Chiaro. Non siamo moltissimo ad aver praticato questo sport in Italia. Ed ancora di meno sono state le squadre marchigiane che hanno provato a praticarlo. Impossibile quindi non conoscere i Dolphins Ancona. Ero e resto un appassionato di questa splendida disciplina. L’amore non è mai venuto meno».
Cosa le piace e cosa l’ha colpita soprattutto del Fins Up Camp?«La parola d’ordine, direi la mission, della nostra attività a San Cassiano è “aggregazione”. Ed il Fins Up Camp nasce proprio per aggregare quanti più ragazzi posssibili. Tutti alle prime esperienze. Tutti fuori casa, lontani da mamma e papà, distanti dalla loro cameretta. Si cresce ed in fretta in questa maniera. E si impara quanto siano importanti gli altri che ci stanno accanto. Il football alla fine è questo. Ogni squadra diventa una grande famiglia in cui ognuno è indispensabile ma non può far nulla senza tutti gli altri compagni di squadra».
E con il Covid?«Rispetteremo ovviamente tutte le leggi vigenti sul distanziamento, le mascherine negli spazi chiusi e via dicendo. So che i Dolphins rileveranno la temperatura corporea a chiunque parteciperà al camp tre volte al giorno minimo». «Devo dire –è sempre Marinangeli a parlare- che eravamo abituati ad avere qualsiasi tipo di comitiva qui alla tenuta. Scout, gruppi di ballo e di preghiera, canto e meditazione. Purtroppo con questo virus i rischi sono consistenti e l’attività si è abbastanza ridotta negli ultimi mesi. Molti hanno timori e li capisco».
E invece i Dolphins ci provano comunque.«Sì. Fa parte dello spirito e del carattere di ogni giocatore di football. Provarci sempre con tenacia e coraggio. Ma sempre e solo nel rispetto delle regole».
Alla tenuta i ragazzi si divertiranno.«Potranno imparare molto, non solo il football. So che sono in programma alcune escursioni. Il mastro birraio è a disposizione per un corso rapido. L’abbazia benedettina, giunta a 901 anni di età, è un qualcosa di splendido. I ragazzi potranno ammirarla con i propri occhi. Addirittura qualche antico sentiero che collegava le Marche all’Umbria è ancora aperto. Tutto è splendido e gestito nel rispetto della natura».
Infine ci parli della sua carriera nel football.«Sono stato un fiero giocatore dei Brothers Macerata per quattro anni. Dal 1991 al 1995. Prima con le giovanili e poi in prima squadra, nella allora A2. Ho ricoperto svariati ruoli anche se quello a me più naturale era quello di linebacker. Poi ho smesso causa i troppi acciacchi. Ho pensato alla salute diciamo, conscio che se nel football ti tiri indietro o non dai tutto non puoi praticare questo sport. Ma, come detto, amore e passione per questo sport non sono mai scomparsi».