Ad un mese esatto dalla finale persa a Firenze contro i Seamen Milano, chiudiamo giornalisticamente la stagione dell’under 19.
Sportivamente la season si è chiusa come già detto il mese scorso tanto che la squadra ha già effettuato anche la cena sociale e molti dei ragazzi si stanno allenando con la prima squadra.
Abbiamo con noi anche questa volta il coach Andrea Polenta che espone sin da subito le considerazioni principali
«E’ stata una stagione bellissima anche se abbiamo chiuso perdendo. Ma fare due finali in due anni non è cosa da tutti e non era scritto da nessuna parte che ci saremmo arrivati per diritto acquisito o grazia ricevuta. I ragazzi son stati bravi a reagire a stimoli interni, esterni ed avversità causate dagli avversari come dagli infortuni».
Basterebbe questo ma come è ovvio non ci fermiamo qua e partiamo subito dalla domande che fa più male di tutte. Come mai abbiamo perso la finale?
«Abbiamo subito troppi infortuni e tutti in serie per poter rimediare in corsa. Finché abbiamo potuto, e cioè metà del terzo quarto, siamo stati in gioco per vincere. Poi non c’è stato più nulla da fare. Sono mancati effettivi e forze in troppi ruoli. Chi è entrato ha dato tutto ma l’esperienza mancava e è certo non per colpa loro».
Il rapporto coi ragazzi è stato straordinario e ciò si respirava anche fuori dal campo.
«Sì. Grazie a tutti i ragazzi che ci hanno seguito ed hanno sempre interpretato al meglio tutto ciò che gli abbiamo detto di fare».
E la società?
«La società merita a sua volta un immenso grazie. Dirigenti e staff ci hanno supportato in ogni nostra richiesta. Tutti hanno dato la propria disponibilità impegnandosi al meglio dal magazzino, all’allestimento del campo, a chi si è occupato dei tesseramenti così come dell’organizzazione delle trasferte, medici, massaggiatori e comunicazione. Se ho dimenticato qualcuno scusatemi ma ringrazio davvero ogni singolo membro della comunità Dolphins».
Oltre a tecnica e tattica che hanno parlato a suon di numeri e vittorie, cosa ha portato secondo te i Dolphins alla seconda finale consecutiva?
«Ritengo che i ragazzi più esperti abbiano bene interpretato il loro ruolo e si sono fatti carico di aiutare a far crescere i nuovi ed i meno preparati. E più in generale ogni giocatore ha fatto il possibile per aiutare tutti gli altri. Molti sono cresciuti tanto come leader. Sono stati una vera squadra in tutto e per tutto».
E i ragazzi giunti in prestito?
«Ringrazio società e ragazzi di Mad Bulls Barletta e Grifoni Perugia per la collaborazione e l’amicizia nata con genitori e ragazzi stessi. I giocatori, così come tutte le persone che ruotavano al loro fianco sono state straordinarie, lo ripeto. L’esperienza, la frequentazione reciproca, ci ha fatto crescere molto. Sono certo che tutti porteranno a cuore questa meravigliosa esperienza».
Torniamo sulla finale Coach. Pensa si sarebbe potuto cambiare qualcosa? Fare meglio in certi momenti?
«A differenza dello scorso anno dove ritengo che personalmente avrei potuto fare di meglio no. Quest’anno non ho nulla da rimproverarmi e nemmeno ai ragazzi. Ho rivisto la partita e riprenderei ogni singola decisione presa. Fermo restando che i giudizi sul mio operato spetterebbero ad altri».
E non per ultimo contro avevamo i Seamen Milano.
«Hanno vinto il titolo negli ultimi due anni. In questo campionato under 19 hanno iniziato zoppicando un po’, han perso i due derby coi Rhinos Milano. Da lì non si sono più arrestati, nemmeno in finale purtroppo per noi. Sono stati una corazzata per qualità e profondità del roster con al vertice un coaching staff di primo livello. Complimenti a tutti loro».
In conclusione Coach Polenta?
«Ripeto sono molto soddisfatto, abbiamo perso solo una partita anche se è quella che più contava. Il vero rammarico resta per i troppi infortuni patiti nel corso della stagione. Per la salute dei ragazzi prima ancora che per il football. Il mio ultimo pensiero va tuttavia a quelli che causa i troppi malanni non sono riusciti a scendere in campo nemmeno per un minuto in finale».
Per ultimo tiene a dire la sua anche Gigio Rosati, allenatore delle linee che in questo campionato ha parlato solo prima della finale
«Il miracolo lo hanno fatto questi ragazzi, non noi coach. In campo andavano loro. Società e città dovrebbero fare a questi ragazzi un monumento perché sono arrivati per il secondo anno di fila in finale. Hanno affrontato mille avversità e mille pressioni, non per ultimo l’obiettivo dichiarato dalla società di giungere in finale. Cosa che effettivamente poi è avvenuta ma non era facile e tantomeno scontato. Solo applausi per tutti loro».