IL FINS UP CAMP NELLE PAROLE DEGLI ORGANIZZATORI

Un successo senza precedenti. Non potrebbe essere definito in altra maniera il Fins Up Camp che dal 5 all’8 settembre ha visto impegnata tutta la famiglia GLS Dolphins Ancona.

L’iniziativa, nata da un’idea di coach Rik Parker sulla riga dei camp americani, sviluppata e creata da Paolo Belvederesi e poi messa in atto da Massimo Cilla ha visto la partecipazione di ben 39 ragazzi, 15 coach e 15 membri dello staff tra cucina e logistica. Tutti a disposizione dei ragazzi.

Solo chi è mancato non può capire quanto ogni protagonista di questo camp abbia ricevuto e dato in termini di divertimento, apprendimento e del fare squadra.

Oggi, a due settimane di distanza dal suo avvio, daremo la parola a coloro che si sono prodigati per la messa in atto pratica del Camp svolto a Montemarciano.

Inizieremo dunque dall’organizzatore Massimo Cilla. Proseguiremo poi con Massimo Moretti e Renzo Gallina. Non ce ne vogliano gli altri interpellati o non nominati. Il loro apporto è stato comunque essenziale e a loro vanno i ringraziamenti di tutta la dirigenza e di chi ha usufruito del Camp.

Cominciamo come detto da Cilla. Max forniscici subito la tua prima sensazione sul Fins Up Camp:
«Bello. Bellissimo. Un’esperienza unica e tanto tanto formativa. Per i ragazzi così come per noi».
E’ stata anche di difficile attuazione?
«Abbiamo avuto molto da fare ma ne è valsa la pena. Di errori gravi non ne sono stati commessi e tutto è filato liscio ma di certo è stato molto, molto impegnativo».
Una delle cose più impegnative di tutte quale è stata?
«I ragazzi erano tutti adolescenti. Non potevi lasciarli solo un attimo. La responsabilità era la nostra. Fortuna erano tutti intelligenti ed hanno intuito sin da subito lo spirito del camp e l’importanza di stare assieme senza nuocere agli altri. Tutto è filato liscio essendo stati loro sempre collaborativi. Hanno messo la loro naturale vivacità nei momenti e nelle azioni giuste».

La tre notti e quattro giorni ha coinvolto tutta la famiglia Dolphins. Ti senti di dover ringraziare qualcuno più degli altri?
«Se proprio devo ringraziare qualcuno allora mi permetto di citare le cuoche. Un personale composto da mamme dei ragazzi e da mogli degli allenatori e del personale tutto dei Dolphins. Non è mancato mai nulla: pranzo cena e colazione. Così come la pulizia e l’igiene. Non vi sono parole per ringraziarle tutte a dovere».

Hai parlato con gli allenatori del Camp?
«Sono rimasti molto soddisfatti dell’organizzazione così come dei ragazzi stessi. Questi provenivano dalla nostra provincia così come Trani, Perugia e Forlì, si sono subito integrati bene tra loro. Sono gioie e soddisfazioni che ti aprono il cuore e ti appagano degli sforzi fatti». «E ora –conclude Cilla- oltre che ringraziare nuovamente le sette cuoche anche per la cena tunisina del sabato sera, permettetemi di ringraziare anche i Dolphins Veterans di Carlo Casali che ci hanno offerto la grigliata della domenica».

Vi sarà un secondo Fins Up Camp?
«Ce lo chiedono tutti. E’ in progetto. Ma ci vorrà tempo. I Dolphins hanno già molte altre attività ed iniziative con i giovani. Ogni cosa verrà fatto al momento opportuno».

Spazio ora a Massimo Moretti, uno dei dirigenti e “tuttofare” dei Dolphins. Massimo, un tuo giudizio da insider sul Fins Up Camp.
«Come sempre accade la macchina organizzativa dei Dolphins ha dimostrato tutto il suo valore in qualità ed efficienza. Tutti han dato tutto, nessuno escluso. E tutti sono rimasti estasiati. Noi, gli allenatori e soprattutto i ragazzi. La coesione sopra tutto. Lo stesso ideale. Fattori e valori che portano risultati».
Avete appreso tanto pure voi da questo camp immaginiamo.
«Chiaro. Usciamo tutti arricchiti da questa esperienza. Anche noi. Sia per le responsabilità avute con i ragazzi, sia per l’esperienza complessiva in sé».
I ragazzi sono stati bravi, come si usa dire?
«I ragazzi son stati splendidi. Han posto la vivacità nei luoghi e nei momenti opportuni senza creare particolari problemi. Han vissuto nel modo migliore una di quelle esperienze di vita che porteranno sempre con loro. Un fattore molto importante per me è che i giovani non sono mai entrati in competizione l’uno con l’altro, negli allenamenti come nelle fasi di apprendimento o relax. E’ stata una splendida esperienza di team building per tutti».

Ed ora?
«Piano piano analizzeremo con il resto della famiglia Dolphins quanto fatto, in modo da migliorarci ancora e correggere quelle piccole sbavature che magari nessuno all’esterno ha visto ma che fisiologicamente sono esistite in modo da offrire sempre il meglio».
Anche per te Massimo, qualcuno in particolare da ringraziare?
«Da parte mia e senza togliere nulla a nessun altro vorrei ringraziare l’arbitro Chiara Tomaz. E’ stata molto brava nello spiegare ai ragazzi come approcciarsi agli arbitri in campo e quali sono le prerogative degli stessi ref così come quelle dei giocatori. Una lezione molto formativa e coinvolgente».

E concludiamo questa carrellata di pareri con Renzo Gallina il quale inizia la propria analisi da un punto di vista differente. «Sapete qual è stato il vero successo del camp secondo me? Il fatto che i ragazzi della under 19 e della under 16 il lunedì successivo erano tutti al Mandela ad allenarsi. Ciò significa che la tre giorni di Montemarciano è stata vissuta in maniera straordinaria e perfetta. Hanno appreso senza stancarsi fisicamente e mentalmente. Posso dunque dire che si è formato un gruppo e per i rispettivi campionati u19 e u16 ne gioveranno».
Si sono divertiti tutti. «Assolutamente sì. Tutti quanti, noi compresi. La gioia ed il divertimento erano facilmente respirabili da tutti nell’aria».
Vi sono state difficoltà particolari?
«Diciamo che è stato un atto di puro coraggio –sorride Gallina- perché gestire tutti questi adolescenti senza poterli lasciar soli più di tanto non è stato facile. Ma da loro abbiamo trovato la massima collaborazione e questo ci ha aiutato molto».
Il momento più bello?
«Ritengo sia stato quando ha piovuto durante gli allenamenti. Anziché tirarsi indietro o chiedere un cambio programma i ragazzi ci hanno dato dentro e in mezzo al fango si sono pure divertiti. E’ stata una autentica gioia vederli sorridere tutti e tre i giorni».

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