Il 14 giugno 2025 è già storia in casa Dolphins, una pagina che ha visto i verde arancio conquistare meritatamente il diritto di disputare l’Italian Bowl dopo ventuno anni dall’ultima apparizione vincendo per la terza volta nella stessa stagione sui campioni di Italia in carica dei Panthers Parma. Una partita bellissima, vibrante, intensa ma corretta disputata di fronte ad un pubblico numeroso, colorato e partecipe: il dodicesimo uomo in campo. Una gara dicevamo per intenditori di football con i due coaching staff che hanno giocato una partita a scacchi con mosse e contromosse. Il coach USA dei Panthers, e dalla Nazionale, Michitti ha provato a detonare l’arma dorica prevalente stante nel gioco aereo schierando in campo tre safety. Una scelta tattica che ha concesso ai GLS Dolphins il gioco terrestre. La panchina dorica aveva previsto tutto ed ecco che i giochi nuovi di zecca di coach Parker e del suo “generale offensivo” coach Aquinati hanno punito la scelta di Michitti con Teo Flamini e Cristiano Brancaccio che hanno scritto i propri nomi in una delle pagine più belle del football marchigiano. Grazie ad una linea veloce e mobile i dorici hanno arato la zona centrale della difesa ducale con le penetrazioni di Brancaccio che hanno ricordato le migliori performance di Siffredi. Flamini ha usato la sua velocità come una gazzella con ritorni di palla sensazionali ed alcune portate efficaci, l’ultima delle quali a 24 secondi dalla fine ha calato il sipario sulla semifinale. Non è un caso che le tre marcature dei Dolphins siano venute su corsa cosa che non accadeva da almeno quattro anni. Anche la difesa dorica ha saputo adeguarsi alle scelte di Parma che dopo l’ultima gara persa in casa con cinque intercetti del qb Patterson, quattro raccolti da Valentino Rotelli, decide di limitare i passaggi al corto e di correre tanto con i tre stranieri Patterson, Fiscelli e Parnell. Il risultato è stato buono per una parte della gara ma alla lunga è diventata prevedibile e blanda. A dire il vero Patterson un lancio in profondità l’ha fatto… intercettato da Petrilli. Infine come non chiosare la gara di Blake Eaton Il qb dell’Oregon è salito in cattedra nella seconda parte della gara andandosi a prendere dei primi down decisivi, giocando di fatto alla stregua del diretto avversario Patterson. La seconda marcatura è stata una sua invenzione così come la corsa a quaranta secondi dalla fine con la quale ha conquistato trenta yards arrivando ad un passo dalla meta, la meta decisiva di Flamini. E quando il referee D’Amato ha alzato la palla al cielo decretando la fine della gara il Mandela è esploso in una festa che è durata sino all’alba. <Si tutto molto bello – commenta Rik Parker capo allenatore dei Dolphins – abbiamo vinto, penso, meritatamente in una serata perfetta. Ma questo se vogliamo è stato semplice, in fin dei conti avevamo già vinto due volte su Parma in regular season>. Si va bene ma i Panthers erano campioni di Italia, abituati a giocare partite decisive. Comunque una prova ottima non credi? <Punti vista – Parker è risoluto – se vuoi arrivare più in alto di tutti devi vincere con tutti, e quindi come già detto ai miei non abbiamo finito il lavoro. Abbiamo festeggiato, celebrato l’accesso alla gara che assegnerà lo scudetto in casa di fronte a parenti ed amici, ma ora i ragazzi devono capire se si sentono appagati, e si va a Toledo in vacanza, o se brucia in loro ancora più forte la sacra fiamma del desiderio che alimenta la stramaledetta voglia di arrivare fino in fondo. Perché si devono ricordare che i GLS Dolphins sono stati considerati degli underdog sino a sabato pomeriggio e poi lo sono tornati ad essere di nuovo domenica rispetto ai Guelfi per questo Italian Bowl. Devono invece ricordarsi che negli ultimi due anni proprio Firenze ci ha battuti in semifinale – Parker è glaciale – e questa volta hanno l’occasione di pareggiare i conti in un colpo solo. Dipende solo da loro>. Fino alla fine.