Meno uno al Fins Up Camp 2.
La tappa di avvicinamento odierna all’evento organizzato dai GLS Dolphins Ancona che avrà luogo a San Cassiano dal 3 al 6 settembre e di cui vi stiamo raccontando da giorni da oggi spazio ad un allenatore.
E’ il turno di Giorgio Longhi, Head Coach dei Warriors Bologna e della nazionale under 19.
Salve Longhi. Il suo intervento al camp sarà utile a spiegare ai ragazzi come diventare atleti di rilievo nazionale. Ci spieghi meglio.«Salve e buongiorno a tutti. Sì. Cercheremo di dare a questi giovani atleti ulteriori stimoli per proseguire in questa meravigliosa disciplina. Vestire la maglia azzurra è da sempre motivo di orgoglio per tutti. In ogni sport».
Qualche anticipazione?«I ragazzi non avranno bisogno dei miei insegnamenti tecnici. Sono già in una società ed in un contesto ideale. Gli allenatori dei Dolphins sono tutti di preparati e di alta qualità. Mi soffermerò invece su quei comportamenti e quelle attitudini che, dentro e fuori dal campo, possono far raggiungere la nazionale. Anche perché sentire una voce fuori dal contesto naturale è sempre utile a tutti, dato che nessuno è davvero profeta in patria».
E’ difficile raggiungerla?«Il punto è proprio questo. Fargli capire che è dura ma tutt’altro che impossibile. Il sogno può diventare realtà lavorando duramente e bene».
Più nello specifico?«Cercherò di trasformare il mio spazio in una chiacchierata interattiva che sia da stimolo alle domande dei ragazzi. Far capire da subito che di lavoro ce n’è da fare per diventare un buon giocatore di football. Poi spazio a filmati, racconti e aneddoti di tanti giocatori NFL che ce l’hanno fatta. Molti partendo da situazioni quanto mai complicate e con una strada impervia».
Come si dice spesso ai ragazzi servono esempi.«Esatto. E chi meglio dei loro idoli che hanno superato ogni tipo di ostacolo possono esserlo? Parlerei in queste situazioni di uno spirito emulativo positivo».
Sappiamo che ha già tenuto diversi corsi e conferenze. Quali sono le difficoltà maggiori che incontra ogni volta con i ragazzi?«La prima è che culturalmente questo sport ha poco a che vedere con l’Italia. Per regolamento e spirito. Pertanto risulta uno sport con concetti spesso difficili da assimilare».
E poi?«E poi le sostituzioni. In Italia con la cultura calcistica essere sostituiti equivale ad una bocciatura. A parte che le cose stanno cambiando anche nel calcio e non è più così, nel football non lo è mai stato. Nella gran parte delle situazioni le sostituzioni nel football avvengono per tattica o stanchezza. E, essendo libere, chiunque può rientrare successivamente. Questo è davvero molto duro da far capire ai ragazzi che si deprimono e si sentono bocciati. Ed in nazionale, dove il livello è giocoforza molto più alto che in una squadra, le sostituzioni sono anche più frequenti e continue. In conclusione sarà importante far capire che il successo di una squadra dipende dal successo di tutte le individualità che la compongono».