Campionato nazionale under 15 di Flag Football al via questa domenica a Forlì. I giovani ragazzini dei Dolphins Ancona dovranno vedersela in un doppio confronto con i Titans Romagna e le Aquile Ferrara.
Ma andiamo con ordine e spieghiamo ai neofiti: che cosa è il flag football? In breve è il football americano senza contatto fisico. Niente placcaggi, niente fisicità. Per evitare che l’avversario finisca in meta, occorre fermarlo portandogli via la bandierina dalla cintura posta alla vita. La seconda regola che guardando una partita balza subito agli occhi è che il quarterback è un regista in tutto e per tutto. Non può infatti correre o fare altro con la palla che non sia lanciarla ad un proprio compagno.
E come mai i Dolphins hanno una squadra under 15 se non esiste squadra senior di flag? La risposta è molto semplice e ce la fornisce il dirigente accompagnatore Massimo Cilla: «Il flag football è uno sport molto propedeutico al classico tackle football che tutti siamo abituati a vedere. Per noi pertanto è un buon metodo per portare nella famiglia Dolphins sin da subito i giovani delle scuole superiori con la speranza che un giorno siano titolari in prima squadra».
E come fa il flag football a risultare propedeutico? «Manca il contatto fisico –approfondisce Cilla- è vero. Ma è ancora presto per quello. In compenso il giovane atleta è subito impegnato con schemi, strategie e tracce. Entra immediatamente nella logica di un gruppo. Se ti muovi male –prosegue Cilla- ne perderà tutta la squadra. Come in una orchestra ognuno deve suonare il proprio strumento ed ha il proprio spartito. Inizi insomma a ragionare come un vero e proprio giocatore di football».
E’ questo un tema su cui insiste molto anche il coach dell’under 15 Roberto Imparato: «Al contrario che nel calcio od in molti altri sport di squadra dove molte volte fantasia e qualità del singolo hanno la meglio, qua nessuno può fare niente senza l’aiuto dei compagni. Se qualcuno va in meta è perché tutti si sono mossi come dovevano».
Imparato non è un allenatore di primo pelo. Ha insegnato anche basket e pallavolo e nel football è stato allenatore in prima squadra dei running back ed è conscio che con i ragazzini serve un tatto speciale: «Diciamo che se con gli adulti devi ponderare bene il rapporto tra bastone e carota, qua occorre mettere 80% di carota e 20% di bastone. I giovani vanno istruiti con la giusta calma e pazienza. Serve spiegare e rispiegare tutto. Diverse volte hanno problemi extra campo. Il tatto e la comprensione devono venire sempre prima di tutto». «Assolutamente sì» aggiunge Cilla. Che poi prosegue: «E’ come se avessimo tutte pietre grezze da formare. Mai farli annoiare, mai far calare loro l’attenzione. Intrattenerli e divertirli sempre sono la base per far loro apprendere tutto ciò che serve».
Non è però finita qua. I delfini cercano sempre di tenere un contatto stretto e di interagire coi genitori del ragazzo per sapere come questi vanno a scuola, quale sia la loro media e, spesso, agire assieme quando le cose vanno male. La presenza di adolescenti di varie nazionalità contribuisce inoltre ad abbattere barriere e pregiudizi favorendo una sana integrazione in una età quanto mai complicata, con la speranza che tutto ciò possa tenere tutti lontani dai pericoli della strada. Insomma in casa Dolphins non si cerca solo di formare atleti ma anche e soprattutto persone: «Assolutamente sì» conclude Imparato. «Tanto che vincere sarebbe bello per loro, ma l’obiettivo è soprattutto giocare e mettere in pratica quanto imparato negli allenamenti. Avere una riprova del buon lavoro svolto e divertirsi assieme agli amici conosciuti».
Il progetto è assistito da Paolo Belevederesi e vede coinvolto in qualità di allenatore della difesa anche Enrico Marasca.